Longevità, la sfida della qualità della vita

da | 25 Mag 2024 | Salute

Tra le leggende greche più struggenti, abbiamo quella dell’amore sfortunato tra la Dea Aurora ed un principe Troiano, Titono.

 

Perdutamente innamorata di Titono, Aurora prega il padre Zeus di rendere l’amato immortale, ma dimentica di chiedere l’eterna giovinezza.  Gli anni passano,  ed inevitabilmente, Aurora, Dea eternamente giovane, ripudia Titono che pur immortale, che comincia a mostrare i segni della vecchiaia. Rattrapito e lamentoso viene pietosamente trasformato da Zeus in cicala, su richiesta di Aurora.

La sfida della qualità della vita è un tema sempre più attuale, visto che cure in perenne miglioramento vedono

una aspettativa di vita crescente, e tutti vorremmo evitare la fine di Titono.

Ciascuno di noi vorrebbe evitare lunghi anni di vecchiaia  iper-medicalizzata,  e procrastinare e ridurre al minimo il periodo in cui non si è autosufficienti e non più lucidi.

Un primo fattore ovvio di autonomia è la indipendenza motoria. Poter camminare, mantenere un ragionevole grado di mobilità articolare costituiscono un primo obiettivo di mantenimento funzionale.

Il primo nemico è un processo inevitabile, il degrado del tessuto con l’età, denominato sarcopenia.

Essa ha inizio attorno ai 40-50 anni, con un ritmo che da lento, nei primi 10 anni circa, diventa incalzante a partire dai 60 anni.

Determinando atrofia muscolare e compromettendo la qualità del tessuto muscolare, la sarcopenia è responsabile di sintomi quali: costante senso di debolezza, perdita di resistenza, scarso equilibrio, andatura rallentata e difficoltà a svolgere le più normali attività quotidiane, come ad esempio salire le scale).

Diagnosticabile attraverso l’esame obiettivo, l’anamnesi e il racconto dei sintomi, la sarcopenia non è una condizione curabile o che sia possibile fermare; tuttavia, con l’esercizio fisico costante e un’alimentazione appropriata, è controllabile con buoni risultati.

Si tratta di introdurre un programma di esercizi di forza e resistenza tre volte alla settimana, che includa necessariamente gambe e tronco- pensiamo al movimento per raccogliere qualcosa da terra, sollevare un vaso, piegando le ginocchia  – e poi altri grandi distretti muscolari, petto spalle, addome.

L’esercizio con pesi, bande elastiche è fondamentale, l’attività aerobica è utile, ma non sufficiente.

Per ciò che concerne l’alimentazione, bisogna aumentare l’assunzione di proteine salutari con trota, salmone, crostacei, noci, lenticchie e fagioli, pollame e manzo, in tagli magri. Anche le porzioni di frutta e verdura devono essere generose. Ovviamente zuccheri raffinati vanno limitati il più possibile.

Dopo l’autosufficienza motoria, il nemico successivo sono le malattie degenerativa.

Un degrado meno visibile, ma subdolo e reale, consiste nei processi infiammatori cronici caratteristici dell’invecchiamento che,  a loro volta, predispongono a malattie tipiche della vecchiaia.

Per difendersi, ancora una volta, si può ricorrere alla attività fisica, che in giusta misura, ha una azione antiossidante – l’eccesso qui sarebbe controproducente.

La dieta deve tenere conto della giusta frazione tra gli acidi grassi della seria omega 3 ed quelli della serie Omega 6.

Omega-3 e Omega-6 sono acidi grassi essenziali: l’organismo umano non è in grado di sintetizzarli e dunque debbono essere assunti con l’alimentazione.

La dieta anti-infiammatoria ideale dovrebbe includere una quantità di Omega-6 da 1 a 3 volte superiore rispetto a quella di Omega-3.

Tuttavia, l’alimentazione occidentale è caratterizzata da livelli di Omega-6 circa 20 volte superiori a quelli di Omega-3, in Italia il rapporto è di 15:1.

Questo si deve ad utilizzo di olio di girasole o mais per cucinare o condire, scarso consumo di pesce, scarso consumo di verdure e semi oleosi, eccessive quantità di frutta secca.

Gli Omega-3 si trovano in dosi elevate nei pesci dei mari del Nord , ad es. Salmone, gamberetti Krill ed alghe.

In conclusione, non possiamo lasciare alle sole cure mediche il ruolo di difensori della longevità, dobbiamo piuttosto avere un approccio proattivo: mens sana in corpore sano,

dicevano i Romani, che si dedicavano alla ginnastica nelle terme, ed il detto di Ippocrate rimane sempre valido: “fa che il tuo cibo sia la tua medicina”.